Togliete il forse. Il nome di Corrado Passerà sarà sulla scheda che verrà data in mano ai milanesi la prossima primavera. La candidatura dell’ex ministro dello Sviluppo è cosa certa. Rimane solo da costruire la squadra e il programma. Impegno che sta portando l’ex Intesa Sanpaolo a un tour de force di incontri e colloqui.
L’annuncio non verrà dato sabato, quando molti occhi saranno puntati sulla direzione nazionale. Che si terrà, e non è un caso, proprio a Milano. Passera non vuole fare il passo più lungo della gamba. In gioco c’è il suo nome, la sua reputazione. Senza considerare un bel po’ di soldi. E vuole prima costruire una solida impalcatura a sostegno del suo nome.
Perché l’anno prossimo Italia Unica si gioca tutto. Quello che verrà reso pubblico già da sabato è che il simbolo del nuovo movimento sarà presente alle elezioni amministrative dell’anno prossimo. In particolare in tutte le grandi città chiamate al voto, da Torino a Bologna, da Trieste a Napoli, da Cagliari a, appunto, Milano.
Chi ha parlato con Passera racconta della sua determinazione. Ma anche del suo “all-in” in questo progetto. Non è una battaglia di testimonianza, ma un vero e proprio test contro se stesso per capire se le sue idee e le sue ambizioni hanno il respiro per arrivare al 2018, alle elezioni politiche, o vanno radicalmente ripensate. Per questo l’asticella che certifica il successo è stata fissata ad altezze siderali: il ballottaggio. Qualunque risultato che sia inferiore al 10-12% sarebbe invece considerato motivo tale da rimettere tutto in discussione.
La partita sarà complicata. In attesa di capire quale sarà il candidato del centrosinistra, ai nastri di partenza ci sono Matteo Salvini e Maurizio Lupi. Se i due non troveranno una sintesi, potrebbero creare il terreno ideale per Passera. Senza contare le annunciate volontà di Antonio Di Pietro (con o senza il Movimento 5 stelle) e Vittorio Sgarbi di essere della partita.
Il punto è che Italia Unica esiste già da troppo tempo per non cimentarsi seriamente in una tornata elettorale. Sottrarsi al confronto anche nel 2016 rischia di trasformare tutto in una velleitaria battaglia di testimonianza. Tutto il contrario di quel che vorrebbe fare l’ex ministro, che coltiva seriamente ambizioni in vista delle prossime politiche.
“Si è aperto uno spazio dopo le regionali – ragionano i suoi – Mezzo paese ancora non vota. Tra chi vota, il secondo partito è rappresentato da Salvini e da Grillo, cioè da movimenti estremi e antisistema. E il Pd ha subito una battuta d’arresto significativa”. Per queste tre ragioni Passera vede rinnovarsi uno spazio per un’opzione moderata di centrodestra. L’interlocuzione è aperta con tutti. Da Tosi a Fitto, passando per la diplomazia dell’ex Cav. Ma non c’è nessuna fretta, né tantomeno la voglia di rinunciare a un progetto per stringere alleanze estemporanee.
FONTE: www.huffingtonpost.it