In queste ore, i sindaci degli oltre 8000 comuni italiani stanno ricevendo una lettera speciale. Tra le molte che raccontano problemi e disagi, questa porta con sé una nota di fiducia. E’ quella firmata da Corrado Passera. Perché questa lettera, dunque? E perché inviarla proprio ai primi cittadini del Paese?
Basta scorrerla per capire la chiarezza del messaggio che il fondatore di Italia Unica riserva loro: siete il presidio del territorio, l’anello più forte con i cittadini perché ne vivete quotidianamente le istanze, i problemi, le necessità, cercando di affrontarle con sempre minori risorse. Siete il baluardo della politica vera, quella della democrazia applicata.
Non si tratta di parole di circostanza. Ai sindaci troppo spesso ci si rivolge alla vigilia delle elezioni o per imporre la visione centralistica della decisione politico-istituzionale. Questa visione va ribaltata, soprattutto di fronte all’evidente maltrattamento cui sono sottoposti i comuni, ormai diventati bancomat periferici dello Stato.
Ai sindaci Corrado propone l’avvio di un dialogo concreto, basato sulla proposta di una rivoluzione semplicissima che lo Stato centrale si ostina a rinviare nonostante le promesse. Quello della responsabilizzazione virtuosa delle risorse a disposizione della comunità territoriale. Perché i sindaci, come madri o padri di famiglia, non sprecano il denaro.
L’incasso diretto delle tasse comunali, o meglio ancora di un’unica tassa, come sarebbe logico se si lavorasse per semplificare realmente il sistema burocratico, è l’applicazione logica del rapporto corretto tra Stato e cittadino che fruisce dei servizi di quella comunità. Ed è anche una forma chiara per valutare se quella amministrazione sa fare bene il proprio lavoro.
Correggere il Patto di stabilità interno permettendo di usare liberamente gli avanzi di gestione e i proventi derivanti da dismissione di proprietà comunali non è un artificio contabile, ma la strada per premiare gli amministratori virtuosi e capaci. E in Italia ce ne sono tanti, coraggiosi per averci messo la faccia, caparbi nel non volerla perdere.
Del resto merito e competenza sono le parole d’ordine di Italia Unica, parole che i sindaci potranno trovare – se vorranno riceverlo – nel libro di Corrado “Io Siamo” al di là di ogni appartenenza politica. Perché le buone idee si condividono, non hanno appartenenza. Importante piuttosto è che si applichino e non si creino alibi demagogici per dire no.
I livelli di governo del Paese sono troppi e confusi. La recente “non riforma” delle Province non cancella questi enti che pure sarebbero stati più efficaci delle Regioni, se opportunamente caricati di responsabilità, ma al contrario ne confonde ulteriormente i profili, tra aree metropolitane e enti con competenze ancora da definire.
Anche a causa di questa miopia istituzionale (che nasconde naturalmente la volontà di cambiare tutto affinché nulla cambi), il Comune resta l’ente di riferimento per eccellenza e i Sindaci la figura fiduciaria, soprattutto in realtà medio piccole dove il rapporto è più facile e diretto. Se vogliamo creare dunque un Paese migliore, è a loro che dobbiamo rivolgerci.
Il progetto di Italia Unica parte dal territorio. Lo dimostrano le decine di tappe affrontate da Corrado in questi mesi, l’apertura delle Porte nelle varie regioni, il dialogo continuo con le associazioni e le forze vive delle tante città che abbiamo visitato e continueremo a visitare. Anche per questo crediamo che l’esperienza dei Sindaci sia preziosa. E vada ascoltata.