Le unioni civili sono legge necessaria per la tutela delle coppie di fatto, ma la normativa dovrebbe essere inquadrata nel contesto più ampio dei diritti civili tout court. Spesso snobbati con una alzata di spalle e relegati in serie B rispetto alle cosiddette grandi riforme. Ad esempio il diritto – o non diritto – delle persone disabili sole a vivere in casa propria, usufruendo di assistenza domiciliare. Il ddl renziano ‘Dopo di noi’ prevede un Fondo destinato al finanziamento di misure di sostegno delle persone con disabilità grave che non abbiano più una famiglia. Ma contempla solo l’ipotesi che il disabile viva in residenze comuni. Viene negato il diritto di vivere “a casa propria con un’adeguata e continuativa assistenza domiciliare, favorendo il più possibile la partecipazione e l’inclusione sociale, evitando assolutamente l’isolamento, attraverso progetti individualizzati di vita autonoma e indipendente. Sradicare una persona disabile dal suo mondo per trasferirlo in una struttura comune ne viola i diritti, tanto più che le leggi esistono e l’assistenza domiciliare é già prevista. I 240 milioni di euro destinati a ‘Dopo di noi’ avrebbero potuto essere impegnati per permettere alle persone disabili di vivere a casa propria.
Stefano Pasquino