Ascolta intervento del consigliere Stefano Pasquino sul comportamento del Sindaco Maura Forte sul caso assurdo di liberalizzare il gioco di giorno nel consiglio comunale del 24/11/2016
La decisione del comune di Vercelli di revocare la moratoria sull’utilizzo degli apparecchi per il gioco d’azzardo, che imponeva una sorta di coprifuoco dalle 11 alle 16, portandola dalle 4 fino alle 10 di mattina, con la giustificazione che “tanti giocatori si sarebbero recati nelle città vicine”, sta creando molta discussione e anche molte proteste indirizzate al Sindaco Forte, che invece ha incassato il sostegno delle associazioni di categoria.
In settimana Paolo Jarre, direttore del Dipartimento “Patologia delle dipendenze” dell’ASL TO 3 in Provincia di Torino, ha detto di essere “molto stupito da quanto deciso dal Sindaco di Vercelli”. Il Sindaco di Santhià, Angelo Cappuccio, sostenitore della campagna anti-slot, ha commentato con un velenoso “non giudico i colleghi” la decisione e poi ha aggiunto “noi abbiamo scelto di mantenere la linea di salvaguardia degli studenti e non torniamo indietro”. Anche in Consiglio parte dell’opposizione di centrodestra ha protcollato ordini del giorno sulla questione Slot.
Tra i sostenitori della necessità di una dura moratoria alle Slot vi è anche il consigliere di Vercelli Amica – Stefano Pasquino, tra i primi a sollevare il problema NO SLOT in consiglio comunale a Vercelli, nel 2012, con una lettera al Sindaco sottoscritta da tutti i consiglieri comunali. La lettera invitava Vercelli ad aderire al “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo”
“Da quel momento è iniziato il mio impegno per diffondere una cultura NO SLOT – spiega Pasquino – e il 9 ottobre del 2013, presso Palazzo Marino a Milano ho sottoscritto come referente per il Comune di Vercelli il “Manifesto dei Sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo” e il 1 febbraio 2014 ho avviato a Vercelli la raccolta di firme per la legge popolare che regola il gioco d’azzardo”
Dopo tre anni a che punto è la situazione?
“In periodi di crisi, con l’accrescersi delle disuguaglianze economico-sociali, la contrazione del welfare e l’inasprirsi delle situazioni di bisogno anche estremo, per milioni di italiani il ricorso alla fortuna che pare esprimere il gioco d’azzardo sembra rappresentare l’unica, ma illusoria opportunità per rimettere a posto le cose”.
Quella del gioco d’azzardo è una vera patologia tanto che il 6% dei giocatori abituali, ossia circa un milione e mezzo di italiani secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità rientra nella categoria dei giocatori affetti da disturbi comportamentali compulsivi.
“Il problema non è riducibile alla patologia. Il problema è a monte, nelle scelte. È etico, politico, economico e al tempo stesso civile. Il gioco d’azzardo di massa, trasferisce ricchezza, ma non ne produce. Non solo, la pervasività dei nuovi giochi a moneta rischia di compromettere destinazione e natura di luoghi da sempre ritenuti primariamente d’incontro (pensiamo ai bar, ma anche alle sale d’attesa)”.
Che pensa della situazione di Vercelli?
“Dopo un tentativo di poco successo con una ordinanza comunale che prevedeva la detassazione di 250 Euro ai titolari che restituivano la licenza di utilizzo delle macchine elettroniche nel proprio locale, con l’adesione di un solo commerciante, dal 1 agosto 2016 è stata applicata una nuova ordinanza con lo scopo di contrastare la diffusione del gioco d’azzardo. L’ordinanza recentemente pubblicata trae origine da una legge regionale in materia di tutela della salute. La norma prevede una limitazione sull’uso delle macchinette mangiasoldi di almeno tre ore al giorno. Vale per tutti gli esercizi: sale da gioco, sale scommesse, bar, esercizi pubblici e commerciali, circoli privati. Ogni amministrazione comunale poteva decidere se allargare la fascia oraria minima. Il Sindaco di Vercelli ha deciso di ampliarla a cinque ore. Si trattava di uno dei provvedimenti più blandi e meno ragionati in Piemonte, l’orario era 11-16. La gran parte dei comuni, un centinaio in Piemonte hanno disposto lo spegnimento per 16 ore, con funzionamento interdetto per l’intera mattinata (a protezione in particolare di anziani e studenti) e orario spezzato per evitare sessioni di gioco troppo lunghe. Ma anche se molto limitato e senza un ragionamento preciso alle spalle il provvedimento di Vercelli poteva rappresentare un primo passo positivo. Ora invece il sindaco ha fatto marcia-indietro sugli orari di apertura, ora chiuse dalle 4 alle 10. Una decisione che mi ha stupito molto. Come mi ha stupito la giustificazione con la ridicola spiegazione che i giocatori si sarebbero recati nei Comuni vicini. Problema se vogliamo dei Comuni vicini, non di Vercelli. Perché il Sindaco non ha sentito le Società scientifiche, i Servizi Sociali e sanitari e le organizzazioni dei pazienti e dei loro familiari? Si sarebbe facilmente resa conto che stava per fare una grande sciocchezza, dannosa per numerose famiglie della città di Vercelli che conta circa 47.000 abitanti, dove ci sono oltre 100 giocatori patologici e circa 300 giocatori problematici; tra questi alcune decine di minorenni che sarebbero di certo maggiormente protetti da sensati provvedimenti di sanità pubblica”.