Stefano Pasquino convoca la V Commisione del Comune di Vercelli per avere informazioni precise sull’incidente che, a inizio ottobre, ha portato allo sversamento di liquido radioattivo nel sito Eurex di Saluggia.
la V Commissione Consiliare Permanente si è riunita presso l’ Ufficio Tecnico Comunale sito in via Quintino Sella n.1, il giorno martedì 11/11/2014 alle ore 18:00.
Erano pressenti
SOGIN: Franco Bambacigno (Responsabile Relazioni Enti Locali), Michele Gili (Responsabile Disattivazione Saluggia) Davide Galli (Responsabile Impianti Sogin Nord Italia)
ARPA: Laura Porzio (Responsabile SS Siti Nucleari)
SOGIN e ARPA hanno spiegato quanto è successo il 25 settembre 2014 nel sito Eurex di Saluggia , durante la movimentazione di uno dei container in una zona asfaltata, si è manifestato uno sversamento di qualche decina di litri di liquido acquoso, consistente soprattutto in acqua piovana, infiltratasi probabilmente dalla coperturadel container stesso, durante il periodo di stoccaggio.
Sono stati presentati i risultati delle misure eseguite in seguito alla segnalazione di un’anomalia nel corso delle operazioni di movimentazione dei rifiuti IFEC presso il sito EUREX SOGIN di Saluggia eseguite da ARPA.
“Le analisi effettuate sui campioni del liquido sversato hanno evidenziato la presenza di Uranio – con arricchimento compatibile con quello dell’Uranio naturale – riconducibile ai rifiuti stoccati nei container.”
Non si configura pertanto una situazione di pericolo per l’ambiente e la popolazione.
Stefano Pasquino ha chiesto informazioni:
– il rapporto ISPRA parla di rifiuti a bassa e media attività , quelli ad alta attività (la III categoria) sono esclusi, dove finiranno quelli che oggi sono a Trino e Saluggia? Dove finiranno quelli che torneranno dai contratti di riprocessamento?
– il 9 settembre 2014 sul giornale LA STAMPA è stato pubblicato in prima pagina il seguente articolo: “La Francia: basta scorie nucleari italiane”. In mancanza dell’individuazione del deposito nazionale delle scorie nucleari, la Francia interrompe il riprocessamento e così le ultime 47 barre di combustibile nucleare esaurito aspettano nella piscina della centrale Enrico Fermi e altre 13,2 tonnellate di combustibile irraggiato giacciono all’Avogadro;
– il 10 ottobre sul giornale LA STAMPA è stato pubblicato il seguente articolo: “Alla Fermi saranno ricostruiti i depositi temporanei di scorie” – la Sogin ha avanzato l’ipotesi di abbattere i depositi esistenti e di ricostruire ex novo altri due. Dei nuovi progetti di Sogin si è parlato in data 9 ottobre in una riunione che si è svolta presso la Direzione Ambiente della Regione Piemonte.
E’ possibile fare chiarezza su questi punti?
SOGIN ha confermato che proseguono le attività di decommissioning che prevedono anche la realizzazione di ricostruire ex novo altri due depositi, smentendo quanto pubblicato il 9 settembre 2014 sul giornale LA STAMPA.
Stefano Pasquino ha richiesto un parere a Sogin sulla proposta/interrogazione presentata dai consiglieri di opposizione in data 21 agosto 2014 riguardante “la bonifica dei siti nucleari presenti nella provincia di Vercelli che potrebbero portare occupazione attraverso le attività di decommissioning” (interrogazione alla quale doveva pervenire una risposta entro 30 giorni e ad oggi non ancora pervenuta).
SOGIN valuta la proposta positiva ed interessante e si è resa disponibile ad ulteriori incontri e chiarimenti per sviluppare possibili sinergie tra Comune di Vercelli e SOGIN.
Stefano Pasquino ha concluso l’audizione affermando che “Il vercellese è il territorio più nuclearizzato d’Italia. Smantellare e bonificare per primi i nostri Siti atomici, ci offre di fatto la possibilità di anticipare altri territori, creando competenze e professionalità assai interessanti. Fonti autorevoli di settore indicano che già oggi sono almeno 140 i reattori nel mondo da smantellare, e stimano che nei prossimi 40 anni entreranno in decommissioning circa 400 impianti nucleari. Attorno a Sogin tante imprese italiane potrebbero aggregarsi e conquistare quote crescenti di mercato; il territorio dovrebbe quindi sostenerle – anche attraverso progetti ambiziosi capaci di proiettarsi oltre i nostri confini nazionali. Grazie ai nostri siti da ridurre a “prato verde”, il territorio piemontese potrebbe diventare una fucina di esperti in decommissioning”.