Si risparmia un sacco Con meno sindaci, assessori e consiglieri, si spende fino a 100 milioni in meno all’anno. E si generano economie di scala sui servizi.
La fusione dei Comuni sotto i diecimila abitanti porterebbe un risparmio tra i 59 e i 98 milioni di euro all’anno. E questo solo per ciò che concerne gli emolumenti degli amministratori locali.
Se, tanto per fare un esempio, i confinanti comuni vercellesi di Bianzè (2.010), Livorno Ferraris (4.441) e Saluggia (4.183) decidessero di unirsi, si avrebbero solo due sindaci e due consigli comunali anziché sei. E se così facessero tutti gli altri piccoli enti comunali italiani, nelle casse dei comuni rimarrebbe un bel gruzzoletto. A dirlo è la relazione del gruppo, coordinato da Massimo Bordignon (Università Cattolica), che ha lavorato sui costi della politica a fianco dell’ex commissario sulla Spending Review, Carlo Cottarelli.
Questi documenti sono indicativi di quel che si dovrebbe fare in termini di risparmio delle spese statali. E a proposito della riduzione dei costi della politica, una delle indicazioni riguarda proprio la fusione dei comuni al di sotto di una certa soglia di abitanti. Un consiglio che si potrebbe definire “inevitabile” visto che in Italia addirittura il 69,21% dei comuni (ben 5.551) ha meno di cinquemila abitanti. Se pensiamo che in Gran Bretagna non c’è un comune con meno di cinquemila abitanti, in Danimarca sono il 3%, in Svezia il 4%. Ma i risparmi non si limiterebbero ai costi degli amministratori. L’unione dei comuni, infatti, produrrebbe economie di scala e porterebbe di conseguenza dei risparmi indiretti dovuti ai processi di fusione degli apparati amministrativi: un recente studio Sose (2014) stima tra i 310 e i 983 milioni i risparmi derivanti dalla fusione dei comuni fino a 10.000 abitanti, relativi alla riduzione in termini di spesa corrente per ciò che concerne i quattro servizi delle funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo.
Fonte: Notizia Oggi Vercelli del 07/04/2015