Il disegno di legge per contrastare le ludopatie, varato ieri in giunta e atteso a Palazzo Lascaris, potrebbe finire “cassato” ancor prima della sua approvazione. Contiene norme in contrasto con il decreto del governo, a partire dalla distanza da luoghi “sensibili”
Slot machine, la Regione Piemonte punta sulla linea dura, ma rischia di giocare una partita persa in partenza. Il disegno di legge sul gioco d’azzardo patologico, varato ieri in giunta e atteso per la discussione a Palazzo Lascaris, contiene infatti alcune norme in contrasto con il decreto del governo il cui varo imminente ha già sollevato fortissime proteste in varie regioni, dalla Lombardia alla Liguria che lamentano il fatto di vedere annullata ogni disposizione assunta in materia e spesso, contraddette non poche delle restrizioni imposte ai gestori delle macchine per il gioco elettronico. Il proposito di Palazzo Chigi, annunciato da sottosegretario all’Economia Paolo Baretta è quello di superare e di fatto annullare ogni legislazione regionale, così come i regolamenti dei singoli Comuni e applicare ovunque i criteri stabiliti dal decreto.
Pochi giorni fa il governatore lombardo Roberto Maroni ha scritto al premier: “Caro presidente Renzi, ferma, finché sei in tempo, il decreto che il governo sta predisponendo sul gioco d’ azzardo, perché di fatto spazzerà via il lavoro compiuto in questi mesi da Regione Lombardia e altri enti locali, per combattere una piaga sociale che colpisce un milione di Italiani”. Ieri a scendere in campo sono stati alcuni sindaci del Ponente Ligure contro “il colpo di spugna del governo ai regolamenti restrittivi varati solo pochi mesi fa da numerose amministrazioni comunali”. Una protesta bipartisan quella dei primi cittadini liguri che vede al loro fianco anche le associazioni dei commercianti.
In Piemonte alcuni Comuni, a partire da quello di Torino, avevano già assunto provvedimenti per arginare la proliferazione delle slot machine e soprattutto per evitare che fossero sistemate nei pressi di scuole e altri obiettivi definiti sensibili. Tra questi, da poco, quello di Chieri, nell’hinterland torinese, il cui consiglio ha approvato all’unanimità un regolamento che prevede, tra l’altro, la distanza di 500 metri dalle scuole e 100 dai bancomat. Una norma che si ritrova proprio nel disegno di legge regionale, dove la distanza di mezzo chilometro è prevista pure dai luoghi di culto, ospedali, compro oro e oratori. Ma ecco che questa limitazione, già prevista da alcuni municipi nei loro regolamenti e uno dei punti chiave della futura legge regionale, non compare nella bozza di decreto del governo.
Non solo. Il testo del governo di fatto esclude la possibilità di imporre quelle distanze di sicurezza tra sale gioco e alcuni luoghi sensibili. “Il tema delle distanze da luoghi sensibili avrebbe effetti negativi tra cui l’aggregazione di sale da giochi nelle periferie”, ha spiegato il sottosegretario mettendo di fatto una pietra tombale su uno dei cardini del regolamenti e della stessa futura legge regionale piemontese. Che, fermi gli interventi spiccatamente sanitari e di aiuto a chi è vittima del gioco d’azzardo, rischia di essere in gran parte superata e “cassata” ancora prima del suo varo. Nella bozza del decreto del governo si legge infatti che “eventuali disposizioni di fonte regionale o comunale, comunque incidenti in materia di giochi pubblici, devono risultare coerenti e coordinate con quelle del presente decreto. Le Regioni e i Comuni che, alla data di entrata in vigore del presente decreto, hanno emanato loro disposizioni non coerenti ovvero in contrasto con quelle del presente decreto ne promuovono la modificazione al fine di renderle coerenti con il quadro regolatorio di cui al presente decreto”. E se quei 500 metri di distanza tra le macchinette e le scuole (ma anche gli ospedali e gli oratori) per la Regione sono una carta da giocare per combattere e prevenire la ludopatia, il governo la pensa in maniera opposta. E fa saltare il banco.
Fonte: http://www.lospiffero.com