Niente slot? Tari scontata di 250 Euro per le attività che restituiranno la loro licenza per l’installazione delle slot.
“Un primo importante passo – ha dichiarato Stefano Pasquino che ha proposto l’inserimento di questo sgravio nel prossimo bilancio economico del comune di Vercelli – verso l’obiettivo “slot machine zero”. Nella vicina città di Santhià lo sgravio fiscale è di 1.000 Euro. Una rivoluzione anti-azzardo”.
“Purtroppo – ha commentato Stefano Pasquino – Le ludopatie continuano a diffondersi. Ma l’Italia non usa l’arma del fisco per frenare il gioco d’azzardo. Le tasse sono alte sul Superenalotto e quasi irrilevanti sul poker on line. Eppure si tratta di un ricco tavolo, da cui si potrebbero ricavare risorse per le casse dello Stato. Questa buona notizia giunge proprio quando il decreto legislativo sul gioco d’azzardo, collegato all’art. 14 della delega fiscale, è definitivamente saltato: il Consiglio dei Ministri non l’ha discusso e sono scaduti i tempi per la sua approvazione.
Ascolta l’intervento di Stefano Pasquino nel Consiglio Comunale del 24 luglio 2015.
La nostra mobilitazione, quella di tante associazioni, non è stata vana: abbiamo sottolineato punti critici rilevanti nelle bozze di decreto conosciute, e alla fine è prevalso il buon senso: piuttosto che approvare un decreto che avrebbe innescato grande conflittualità fra Stato, Regioni e Comuni, si è preferito abbandonarlo.
Peccato, un’occasione mancata: un’opportunità lunga 16 mesi che avrebbe potuto portare a una buona legge nazionale, purché ci fosse stata più disponibilità da parte del Governo al confronto con le Regioni, i Comuni e le Associazioni che da tempo si occupano della dipendenza dall’azzardo.
Noi riteniamo che si debba ripartire da qui:
– dall’art. 14 della delega, dalla bozza di decreto predisposta dal Sottosegretario Pierpaolo Baretta che venga portata al Parlamento come proposta di disegno di legge
– dalla possibilità di trovare una soluzione condivisa, un punto di equilibrio, anche per i punti più critici del decreto: la pubblicità, i poteri di Regioni e Comuni, la capillarità e la diffusione della rete di accesso al gioco
Riteniamo che si debba avere il coraggio di riflettere sulle caratteristiche dell’industria del gioco d’azzardo: un’industria regressiva che fa dissolvere altri tipi di impresa, porta i più poveri a spendere proporzionalmente di più rispetto ai ricchi, coinvolge di più i pensionati e si diffonde tra gli strati della popolazione con le più basse opportunità di miglioramento economico e sociale; un’industria che si inserisce nelle “contraddizioni tra la libertà di scelta e la protezione del consumatore, tra l’idea di comunità e la prevaricazione dei più deboli”. Un’industria che sottrae risorse per altri tipi di consumi desertificando le nostre città da altre tipologie di offerta.
Riteniamo che quel 3% del PIL prodotto dall’impresa del gioco d’azzardo possa essere prodotto in modo più proficuo da altre tipologie di impresa rivolte al benessere delle persone, al miglioramento della qualità della vita, alla nutrizione e alla salute, all’istruzione e alla formazione”.