Vercelli, 18 settembre 2016-09-17
Al Sindaco del Comune di Vercelli e
Presidente della Commissione Toponomastica Maura Forte
e, p.c. Ai Componenti la Commissione Toponomastica
Paolo Campominosi
Emanuele Caradonna
Michelangelo Catricalà
Gianni Marino
I sottoscritti, Enrico Demaria, Maurizio Randazzo e Stefano Pasquino, consiglieri comunali e cittadini vercellesi, vi chiedono di prendere in considerazione, per l’eventuale intitolazione di vie, piazze, larghi, giardini e strutture sportive, i nominativi dei seguenti campioni dello sport vercellese:
- Luigi Cantone detto Gino. Nato a Robbio Lomellina nel 1917 e morto a Novara nel 1997, è stato, sinora, l’unico atleta vercellese a vincere una medaglia d’oro individuale alle Olimpiadi. L’impresa si realizzò ai Giochi di Londra del 1948, dove Cantone prevalse il 9 agosto nella gara individuale di spada superando in finale lo svizzero Oswald Zappelli. Medaglia di bronzo fu, nella circostanza, il grandissimo Edoardo Mangiarotti. Tre giorni prima, pur non gareggiando nella finale con la Francia , egli aveva ottenuto la medaglia d’argento nella competizione a squadre in compagnia di Edoardo e Dario Mangiarotti, Carlo Agostoni, Marco Antonio Mandruzzato e Fiorenzo Marini. L’anno prima aveva conquistato il bronzo nella gara a squadre ai Mondiali di Lisbona e l’anno dopo, cioè nel 1949, fu campione del mondo, sempre a squadre, nei Mondiali del Cairo. Dopo quei successi, ottenuti sotto l’egida della grande squadra della Pro Vercelli – forgiata dai maestri Marcello Bertinetti e Francesco Visconti – Gino Cantone, figlio di Carlo Cantone, titolare di una famosa impresa di macchine agricole (una delle più prestigiose di Vercelli) partì per il Brasile (nel 1950) per impiantarvi una grande azienda agricola. Tornò in Italia dieci anni dopo andando a vivere a Casalino (Novara) nella tenuta Schiavenza, ma trascorreva ogni giorno nella sua Vercelli.
- Pietro Ferraris II. Nato a Vercelli nel 1915 e morto a Vercelli nel 1991. Attaccante, è stato uno dei più grandi e titolati calciatori italiani di tutti i tempi. Ha vinto il Campionato del Mondo di calcio, nell’edizione disputatasi nel 1938, in Francia, con l’amico fraterno e concittadino Silvio Piola. Ha quindi vinto sei scudetti (meglio di lui hanno fatto soltanto Ferrari, Furino, un altro vercellese, Rosetta, Bettega, Costacurta, Ferrara, Paolo Maldini e Scirea): due nell’Ambrosiana Inter e quattro nel grande Torino. Ha vinto due Coppe Italia ed è tuttora tra i venti giocatori italiani che vantano il maggior numero di presenze in serie A: 507, con 135 gol all’attivo.Per molti anni, una volta ritiratosi dal calcio, ha gestito uno degli alberghi più prestigiosi della città: il Savoia di viale Garibaldi.
- Secondo Ressia. Nato a Vercelli nel 1889 e morto a Vercelli nel 1987. E’ stato uno dei più grandi dirigenti della storia della Pro Vercelli calcio, basti pensare che, per il suo ottantunesimo compleanno, due che se ne intendevano davvero, come Giampiero Boniperti e Italo Allodi, gli mandarono un telegramma che diceva così: “Felicitazioni vivissime di buon compleanno al più grande general manager d’Italia”. Prima di approdare al timone della Pro Vercelli, tenuto con mano salda, pur con alterne fortune, per poco meno di sessant’anni, a partire dal 21 marzo 1928, Ressia aveva fondato una società calcistica unica in Italia, che portava il nome di “Erranti”, appunto perché non aveva un campo stabile di gioco. Pur senza campo, i suoi “Erranti” dispensavano sconfitte a tutte le squadre che affrontavano, sempre in trasferta, Pro Vercelli compresa. Cosicché appunto nel ’28, la Pro decise di inglobare gli Erranti portando nell’alveo della società pluriscudettata anche Ressia che, da qual momento, fungerà per decenni da commissario straordinario, vice presidente, presidente, consigliere, general manager, suggeritore, soprattutto talent scout di giovani e futuri grandi giocatori. Si deve a Ressia il “lancio” di Silvio Piola nella Nazionale maggiore, ma anche la dolorosa cessione dello stesso Piola nel 1934, alla Lazio, per far quadrare i bilanci. In tempi più recenti, si deve a Ressia (vice presidente di Frola), grazie alla squadra da lui forgiata, una delle pagine più belle e care della storia della Pro: la riconquista della C, con la monetina, dopo il doppio spareggio di Novara e di Biella.
Al di là si questi tre nomi, i sottoscritti segnalano al sindaco, nella sua veste di presidente della Commissione Toponomastica, la bella iniziativa “Il filo della memoria bianca” lanciata dal giornale La Stampa, redazione di Vercelli, con la costituzione di una sorta di “Museo a cielo aperto”, che riscopra e che soprattutto che indichi alla cittadinanza i “luoghi” dove nacque la leggenda della “Bianche casacche”. Si tratterebbe – con la collaborazione di storici del calcio vercellese – di sistemare opportune targhe artistiche nei luoghi della città in cui la Pro pionieristica e scudettata mosse i primi passi e conquistò i suoi più importanti allori, ma anche le abitazioni dei più illustri atleti vercellesi, nonché i ritrovi storici della tifoseria: ad esempio, piazza Mazzini (dove il calcio vercellese nacque nel 1903), parco Camana, che ospitava il vecchio campo di calcio dei sette scudetti – attiguo ma non coincidente con il “Robbiano”, poi “Piola”, le abitazioni dei campioni del mondo Silvio Piola e Pietro Ferraris II, etc..
Infine, sempre a questo proposito, ci permettiamo di ricordare al sindaco la necessità di sistemare una targa, magari all’ingresso del rettilineo opposto alle tribune per ricordare che l’attuale stadio si chiamava appunto “Leonida Robbiano”, memoria che è stata totalmente rimossa dalla struttura dopo l’intitolazione dello stadio a Silvio Piola.
Auspicando che le loro richieste vengano accolte, porgono distinti saluti
ENRICO DEMARIA MAURIZIO RANDAZZO STEFANO PASQUINO