Tutti gli interventi dovranno essere svolti in forma integrata tra i servizi pubblici e del privato sociale accreditato, del volontariato e delle Associazioni di auto aiuto della rete territoriale locale coinvolti nella tematica. Occorre garantire omogeneità sull’intero territorio regionale nei livelli di integrazione fra Servizio pubblico e Privato sociale accreditato per mettere a punto efficaci sinergie operative fra i diversi soggetti istituzionali impegnati ad affrontare un fenomeno complesso e multidimensionale come il disturbo da gioco d’azzardo (DGA). LE LINEE D’AZIONE.
Migliorare gli interventi di prevenzione, la qualità dell’assistenza per le persone con problemi di DGA (gioco d’azzardo patologico), e di rendere omogeneo, efficace e di qualità il percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale del paziente e dei suoi familiari, così come descritto nelle sue articolazioni, nonché di fornire un valido aiuto agli operatori dei Servizi per le Dipendenze e del Privato Sociale attraverso la definizione di apposite procedure.
Sono gli obiettivi delle Linee di azione per garantire le prestazioni, di prevenzione, cura e riabilitazione rivolte alle persone affette da “Disturbo da Gioco d’Azzardo” (DGA) approvate in Stato-Regioni con la richiesta dei governatori di considerare le disposizioni indicate come standard minimo, lasciando valide le misure previste in ogni Regione o Provincia autonoma che potranno anche prevedere forme maggiori di tutela per la popolazione.
Le linee guida intendono essere fondamento per garantire un percorso omogeneo di efficacia e di qualità. Tutti gli interventi di prevenzione, formazione, e trattamento del Disturbo da Gioco d’Azzardo (DGA) dovranno essere svolti in forma integrata tra i servizi pubblici e del privato sociale accreditato, del volontariato e delle Associazioni di auto aiuto della rete territoriale locale coinvolti nella tematica.
Ed è prevista la costruzione di una rete territoriale, elemento fondamentale per la costruzione di progetti di prevenzione e/o di riabilitazione a partire dalla quotidianità, dai pregiudizi e dagli stereotipi (ad es. il giocatore è un vizioso), dall’apertura di spazi di riflessione per la popolazione generale o mirati a fasce specifiche (gli adolescenti con interventi nella scuola, gli anziani con i centri di aggregazione sociale, gli extracomunitari con le comunità di immigrati).
Il Servizio pubblico e il privato sociale accreditato, sono chiamati a integrare l’approccio (l’intervento) clinico, sia individuale, familiare o di gruppo, con un approccio di rete che favorisca il dialogo tra istituzioni pubbliche e private che a diverso titolo si occupano di gioco d’azzardo.
Si tratta di favorire la costituzione di un’équipe interistituzionale allargata che coniughi “il sapere dell’équipe clinica” con il “sapere del territorio”.
Lavorare a favore della promozione di una cultura del gioco responsabile e del reinserimento sociale dei giocatori patologici significa allora porre l’attenzione sulla salute e sulla quotidianità dei soggetti coinvolgendo in modo attivo la comunità intera.
Occorre garantire omogeneità sull’intero territorio regionale nei livelli di integrazione fra Servizio pubblico e Privato sociale accreditato per mettere a punto efficaci sinergie operative fra i diversi soggetti istituzionali impegnati ad affrontare un fenomeno complesso e multidimensionale come il DGA, contribuendo fattivamente all’incremento dell’ empowerment di comunità.
Il campo di applicazione del documento riguarda l’intero processo di cura del DGA. Lavorare a favore della promozione di una cultura del gioco responsabile e del reinserimento sociale dei giocatori patologici significa allora porre l’attenzione sulla salute e sulla quotidianità dei soggetti coinvolgendo in modo attivo la comunità intera. Il documento è stato sviluppato sulla base delle evidenze e del consenso, della letteratura scientifica e dell’esperienza clinica degli operatori.
I destinatari sono:
– gli operatori del sistema dei Servizi pubblici per le Dipendenze e del privato sociale;
– i pazienti stessi;
– i loro familiari;
– gli amministratori pubblici;
– gli operatori: dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali e gli operatori del sistema della giustizia;
– i gestori ed esercenti dei giochi leciti
– quanti altri si occupano a vario titolo dì gioco d’ azzardo.
La prevenzione
Non esiste un “intervento risolutore”. Molte misure concorrono, in qualche modo, ad un effetto preventivo.
In particolare:
• spesso si enfatizza l’intervento educativo (controlli interni) a scapito dell’intervento attraverso “misure” di policy specifiche (controlli esterni). Nel campo del gioco d’azzardo, infatti, esiste la tendenza a considerare i controlli esterni meno efficaci dei controlli interni (approccio educativo/prevenzione primaria) che consistono, in particolare, nel “fare delle scelte informate”. Una enfasi particolare viene posta sulla educazione della popolazione giovanile;
• come per altri comportamenti di dipendenza (compresi quelli con sostanze), risulta applicabile un approccio restrittivo (nel senso di “restringere l’accesso a…”), soprattutto se combinato con un approccio educativo. Tali misure, inoltre, hanno il pregio di essere continue nel tempo, mentre gli interventi educativi hanno, all’inverso, il problema di essere frammentati nel tempo e nello spazio;
• l’approccio educativo resta comunque centrale, anche perché fornisce il contesto culturale alle policy di restrizione;
• promettente risulta essere l’indirizzo di jntervento che parte dall’ analisi del comportamento di gioco per definire sistemi di interazione con il giocatore in grado di favorire una maggiore autoconsapevolezza dello stato di gioco;
• altrettanto centrale si ritiene essere il contributo che può fornire la formazione degli operatori dei servizi attraverso un ripensamento delle competenze degli operatori del cosiddetto “Front-Office”, nonché la formazione degli operatori delle sale da gioco;
• un ultimo contributo può venire dalla prevenzione attraverso la regolazione della distribuzione delle vincite/perdite e, nello specifico, del controllo del payback.
Sulla base dello stato dell ‘arte delle ricerche nell’ambito del DGA, l ‘attivìtà di prevenzione con approccio legato all’analisi del comportamento di gioco, dovrebbe rispettare le seguenti linee guida generali:
a. L’applicazione di adeguati sistemi per la rilevazione del comportamento di gioco, nel pieno rispetto della privacy del giocatore.
b. L’adozione di misure e strumenti che favoriscano la consapevolezza da parte del giocatore stesso riguardo al proprio comportamento di gioco e ai rischi connessi al gioco d’azzardo.
c. L’attivazione di opportuni canali comunicativi in grado di favorire l’immediato accesso ai centri di assistenza sanitaria da parte dei giocatori problematici.
Il documento raccomanda di individuare fabbisogni formativi specifici per le azioni di prevenzione a favore delle diverse tipologie di destinatari.
Occorrerebbe anche estendere le attività formative includendo una formazione specifica volta all’attivazione di soluzioni organizzative interne alle sale da gioco in modo tale da facilitar l’accesso ai centri di ascolto (o al numero verde, ad esempio) e/o volta a costruire un sistema di relazioni con il personale degli sportelli di ascolto che, eventualmente, operi direttamente presso le sale da gioco.
A questo proposito sembrano promettenti alcune particolari azioni:
• Riorganizzazione degli spazi (con, ad esempio, obbligo di orologi alle pareti, divieto di finestre oscurate, obbligo di un corner con materiali di informazione sui rischi del gioco e sulle strutture atte a trattarlo sul territorio)
• Interventi sulla disponibilità di contanti (con restrizione sulla presenza di bancomat nella sala)
• Interventi sul “clima” (con, ad esempio, il dìvieto di fumo)
• Interventi di natura informativa (ad esempio, obbligo esposizione di tabelle con esplicite percentuali dì vincita del banco).
Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale
L’adozione dei percorsi di cura multiprofessionali e definiti consente un miglioramento nei processi organizzativi dei Servizi ed una maggiore integrazione tra i membri dell’equipe curante.
Il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale fornisce uno standard di riferimento per gli interventi clinici e riabilitativi. II percorso di cura tiene conto delle caratteristiche della persona, si basa su processi clinici differenziati a seconda dei livelli di severità della patologia e della compromissione clinica della persona stessa (stepped care).
Altri punti qualificanti del percorso riguardano:
– l’adozione di criteri per facilitare l’accessibilità ai Servizi garantendo equità l’attenzione prestata agli interventi nella fase di accoglienza
– l’attenzione al contesto socio-familiare del paziente con interventi terapeutici sul sistema familiare
– il raggiungimento del maggior livello possibile di autonomia personale e sociale dei pazienti
– la multiprofessionalità dell’equipe adeguatamente formata ed aggiornata la pratica basata sull’Evidence Based Medicine (EBM)
Con l’adozione del PDTA si intende:
– modulare la variabilità dei trattamenti
– migliorare la qualità dei processi e degli esiti
– valutare l’aderenza degli interventi effettuati rispetto alle indicazioni del PDTA facilitare processi di accreditamento dei Servizi
Lo strumento principale per delineare il percorso di cura è rappresentato da un insieme di indicatori di processo e di esito, basati sulla letteratura scientifica e sul consenso degli operatori del settore. Gli indicatori devono poter essere rilevabili dai Sistemi Informativi Regionali.
Le linee guida offrono anche un ampio capitolo in cui si analizza l’inquadramento legislativo-normativo e la disciplina del gioco pubblico, i profili di gioco per Regione e le esperienze internazionali per la riduzione del rischio di DGA.