Al termine di un lunghissimo iter giudiziario, che aveva preso il via addirittura prima delle scorse elezioni amministrative, giovedì scorso si è giunti alla sentenza di primo grado nel cosiddetto caso delle firme false per le elezioni provinciali del 2011. Ci sono state sei condanne e otto assoluzioni e, dopo la sentenza, commenti da parte di partiti o di singoli esponenti politici. La nostra sensazione è che, al di là della prevedibile e apodittica richiesta del Movimento 5 Stelle (“Maura Forte si deve dimettere”) da altre parti si tenda a minimizzare la portata della sentenza del Tribunale di Vercelli, quasi che il compito dei magistrati inquirenti e giudicanti sia stato una sorta di capriccio giuridico risolto alla fine in un giorno da dimenticare in fretta per poi riprendere il lavoro, come se nulla fosse. E’ questa, ad esempio, sempre secondo noi, la linea scelta dal Pd che, come se nulla fosse, dichiara testualmente di voler continuare “a dare il massimo sostegno al sindaco nell’opera di rilancio e sviluppo del capoluogo cittadino”.
Chi ci conosce bene, sa che siamo garantisti ad oltranza. Durante tutto l’iter giudiziario non abbiamo mai detto la minima parola sui vari provvedimenti che la magistratura stava via via prendendo nei confronti degli imputati (dall’apertura delle indagini fino alla richiesta di rinvio a giudizio e alla requisitoria del pm); non l’abbiamo mai fatto, altri invece sì, e ora, dopo la sentenza continuiamo a sposare la tesi della presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, e auguriamo sia al sindaco sia agli altri condannati in primo grado di poter dimostrare totalmente la loro innocenza, se lo riterranno opportuno anche rinunciando alla prescrizione che si va profilando per tutti. Siamo anche lieti che il Tribunale abbia loro concesso la sospensione della condanna.
Detto questo, una condanna penale a 9 mesi e dieci giorni di reclusione (pur sospesa) non è politicamente parlando un evento da poco per un sindaco. Certo, Maura Forte, donna che continuiamo a ritenere seria e onesta, non è stata condannata per qualcosa che ha commesso come sindaco, tuttavia, la pena pur sospesa che le è stata comminata dal Tribunale (fatto senza precedenti, almeno nell’ultimo mezzo secolo, per un sindaco in carica: Bodo subì condannate collaterali dopo il caso-inceneritore, ma si era dimesso) non può essere considerata solo un piccolo e fastidioso incidente di percorso da chiudere in fretta, come fa il Pd provinciale, scrivendo che Maura Forte, “nel contesto in cui si è trovata, ha agito in buona fede senza avvertire possibili anomalie”. Quelle che il Pd chiama “possibili anomalie”, il Tribunale li ha chiamati “reati”. Beninteso, essendo altri i partiti rimasti coinvolti nell’inchiesta fino all’ultimo, stiamo cogliendo, non solo da parte del Pd una certa sotto-considerazione dell’evento. Insomma, secondo il sotterraneo passaparola politico generale, questa norma sull’autenticazione delle firme per una tornata elettorale è una legge decrepita e assurda che, prima o poi si dovrà abolire. Sarà, ma per ora è legge. Ed il consigliere comunale che diventa pubblico ufficiale nell’autenticazione delle firme deve fare in modo di applicarla dettagliatamente perché, come ha ribadito anche il Tar della Calabria interpellato in proposito “l’autenticazione non rappresenta un mero adempimento di carattere formale, costituendo invero un requisito sostanziale, inteso ad assicurare la genuinità delle firme dei presentatori di lista, onde impedire abusi e contraffazioni”. Concetto ribadito quasi contestualmente anche dal Tar della Lombardia.
Condannando un sindaco a 9 mesi, il Tribunale di Vercelli non ha agito a cuor leggero. Di conseguenza, nel rispetto della magistratura, e dei cittadini elettori, ci sembra che questo atteggiamento politico pilatesco sia assai poco gradito ad una parte, pensiamo consistente, della città, traumatizzata dalla condanna del suo sindaco.Non si tratta di far bere a Maura Forte la cicuta, ma nemmeno la tisana rilassante, accompagnata dal pat pat sulla schiena e dal pensiero implicito: tanto tra un po’ scatta la prescrizione ed in fondo non è successo niente.
Perché invece qualcosa è successo. E non poco. E il sindaco ha il dovere, politico e morale, di riferirne al prossimo Consiglio, aprendo eccezionalmente il dibattito sulle sue per noi improcrastinabili comunicazioni.
VercelliAmica
Enrico De Maria
Maurizio Randazzo
Stefano Pasquino