Diciamolo subito: quante città di provincia, capoluoghi di provincia, sono in grado di proporre ogni San Silvestro, ormai da oltre un quarto di secolo, un addio all’anno vecchio e, contestualmente, un benvenuto al nuovo con un concerto di questa qualità musicale, intelligenza, stile, garbo, allegria e spensieratezza? Poi, certo, noi siamo nella città dove “non si fa mai niente” e dove a mezzanotte non si brinda in piazza sulle note di quattro “scapa da ca’”che a stento sanno fare il giro di do con la chitarra.
Ma è così, se qualche teenager si sforzasse di venire al Civico alle 19,30 dell’ultimo dell’anno, anziché preparare gli ineluttabili e stupidi botti, forse capirebbe che cosa significa ascoltare vera musica eseguita benissimo e voci che non si possono sognare neppure le celebrate scuderie di Maria De Filippi. Il tutto per due ore che ti distaccano davvero da questo mondo che rugge e rimbomba. Poi, come insegna Pupi Avati in uno dei suoi film più belli, “Un gita scolastica”, dovrai tornare a vivere la vita com’è. Ma due ore di sogno le avrai intanto incastellate nel cuore.
Anche quest’anno Cristina Canziani e Guido Rimonda hanno scelto con cura, immaginazione e perspicacia gli ingredienti per rendere indimenticabile il passaggio di consegne tra i due anni, a partire dai cantanti: lei, Alice Valentini, era già stata ammirata lo scorso anno, lui si è rivelato fin dalla prime note della celeberrima “Hymne à l’amour” di Édith Piaf…”Le ciel bleu sur nous peut s’effondrer…”. Magnifiche le loro performances, sia individuali sia in duo.
Sull’orchestra di San Silvestro e sul suo direttore, Guido Rimonda, è pleonastico spendere anche un solo aggettivo, tale è la qualità che da sempre garantiscono al pubblico che affolla il Civico. Ogni anno Canziani e Rimonda vanno alla ricerca di sorprese sempre coinvolgenti (stavolta le indagini sul misterioso personaggio ucciso nella barcaccia a destra del palcoscenico: il 2024) e di novità nel programma musicale: ieri è stata la volta, ad esempio, delle celebri colonne sonore di Nino Rota in “8 1/2” di Federico Fellini e nel “Padrino 1 e 2” di Coppola”.