Stefano Pasquino è utore del libro “Comunicazione interna e house organ in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi“.
PREFAZIONE
Siamo entrati nella società della comunicazione dicevamo appena qualche decennio fa.
Oggi possiamo sostenere con certezza che siamo nella società dell’informazione.
Forse non sempre ce ne rendiamo conto, ma la società che ci circonda è proprio questa: l’informazione lega fra loro tutte le realtà sociali siano queste rappresentate da una nazione, un’istituzione religiosa o una realtà produttiva.
La comunicazione non è univoca, ossia non viene solo “data” o solo “percepita”, l’informazione interagisce continuamente con gli altri e con noi stessi: è come se si mettesse in moto una pompa “aspirante-premente” e questo gioco determina le scelte quotidiane e progettuali di qualsiasi “soggetto” socialmente attivo e rilevante.
Talvolta la comunicazione, nella sua forma evoluta dell’informazione, assume le vesti dello “spettacolo” perché oggi ci si avvale molto dell’immagine e non è solo quello che si vede che determina i contenuti ma piuttosto è quello che simbolicamente l’immagine contiene che dà slancio all’ “essere”, per questo si dice che l’immagine comunicativa sottintende strategie, progetti, programmi per il futuro.
Il puntuale lavoro svolto dal dott. Pasquino è alquanto utile agli operatori del settore in maniera particolare per gli addetti alla comunicazione aziendale, e non solo, in quanto mentre evidenzia l’evoluzione storica del processo “comunicativo/informativo” allo stesso tempo legge le chiavi di volta che hanno fatto evolvere in passato questo settore ma soprattutto individua nel suo lavoro la password universale che sta alla base di questo settore specialistico.
Diciamo che tutto questo lavoro ci permette di conoscere l’informazione, processo essenziale nell’ “epifania” di un’impresa: “… il futuro della nostra società sarà nelle mani di chi conoscerà i meccanismi dell’informazione e della comunicazione…” diceva Giovanni Agnelli agli inizi degli anni ’90. Non erano parole solo profetiche, scaturivano da una lunga esperienza comunicativa adottata in casa Fiat fin dagli inizi del ‘900.
In questo lavoro si coglie con precisione la svolta storica avvenuta soprattutto nella società italiana a partire dall’ultimo trentennio del secolo scorso: mentre sull’inizio i processi comunicativi delle grandi industrie furono timidi e comunque diluiti nel tempo, l’ultimo scorcio del ‘900 ha evidenziato un cambiamento corale come se i grandi “gruppi” fossero stati mossi da un “idem sentire”.
Studiando questo lavoro sulla comunicazione si percepisce appunto il nuovo modo di essere impresa in un contesto globalizzato.
Credo che all’interno di questo lavoro, che solo apparentemente si presenta “piano” ma di fatto racchiude una profondità interpretativa eccellente, si possano trovare risposte sia ai più elementari quesiti sia a quelli più complessi: come si pensa di far politica, cultura, economia, con la comunicazione? Al traino della storia o al rimorchio della stessa? Proponendo le esperienze altrui ed adattandole alla nostra realtà? Oppure innovando?
Il modello che in fin dei conti ci prospetta l’autore è quello di assumere un “atteggiamento comunicativo responsabile”, appunto più vicino al concetto di “informazione”.
EDITORE
Mario Sladojevich
Presidente della Società Finanziaria della Casa di Risparmio di San Miniato (CARISMI)